NATALE 1997

 

25 Dicembre anno zero in Betlemme nasce Gesù "Il nazareno" figlio di Giuseppe e e Maria, redentore dell'umanità. (Tradizione popolare cristiana e vangeli Matteo e Luca).

L'aria invernale è la caratteristica del periodo natalizio per noi Nord europei; sarebbe fondamentale una delicata nevicata per rendere l'atmosfera che ci pare più consoona. Ma negli ultimi anni abbiamo dovuto accontantarci di una frizzante aria e qualche goccia di leggera nebbilolina.

Sarebbe curioso sapere cosa ne pensano in Israele , Africa e Sudamerica di una tale ambientazione o se si accontantano di belle giornate assolate sulle loro spiagge tropicali.

Il Natale è sempre stato un giorno che da sempre sento con particolare affetto e calore. La più bella festa dell'anno che con il passare degli anni ha sommato in sè e sovrapposto le immagini di ogni singolo Natale; dalle sensazioni di gioia infantile, ai colori dei giocattoli e dei pacchi regalo, ai pranzi e giochi con i cuginetti, ai concorsi di presepio fino a giungere alle ultime notti sante che varrebbero tutte una citazione per le emozioni che mi hanno suscitato.

Non sono un credente quindi il Natale la vivo semplicemente come una festa dell'umanità.

Ma resta tuttavia una festa che smuove il mio non-credere, forse l'unico momento dell'anno in cui sento riverberare la antica religiosità che mi ha accompagnato circa fino alla cresima.

Il Natale, nonostante le ipocrisie della gente, dei vestiti a lustro, dei regali riciclati, dei pranzi di convenienza, degli auguri d'etichetta.

Quest'anno più di un amico mi ha espresso il suo scetticismo su questa festa ormami tramutata in un grande business. Sono cose che potrebbero fare crollare la fede a chiunque da tanto evidentemente la beffeggiano dal suo interno.

Non so se fortunatamente o sfortunatamente io non vivo tale situazione da fedele, ma comunque con gioia ed amore per l'atmosfera che voglio vedere intorno a me.

Forse è un atto cinico, sconsiderato, ipocrita ma spero che siano in molti a commettere tale spegiudicatezza. Vivere il Natale come lo si vuole vivere cosicchè coloro che ci circondano possano apprezzarlo nel nostro stesso modo.

In uno stato d'animo pieno di simili considerazioni mi sono approntato ad affrontare il Dicembre pieno di affanni per aiutare mia madre nelle sue visite mediche dopo l'incidente occorsogli a Ginevra a fine Novembre. Lentamente si va riprendendo ma simili incidenti, simili fatti ti fanno rendere conto che la vita è sempre legata al filo sottile del destino e che è necessario vivere ogni attimo fino in fondo e prendere tutto il possibile nell'immediato, poichè in un nonnnulla i sogni possono svanire con la stessa vita.

Tra commissioni, visite, esami, dottori, ed avvocati mi proietto in piena atmosfera natalizia, con le usuali spese per pranzi e regali per amici e famiglia. Può sembrare stupido ma qualche regalo a pochi amici selezionati mi sembra fondamentale per ringraziarli di esserci.

La domenica del 21 dicembre assisto alla recita natalizia dei ragazzini dell'oratorio, fatto certamente di grande insigificanza poichè certi ambienti restano sciatti se non ci sono personalità positive che li sappiano riscattare con un pò di vitalità e innovazione; ma all'uscita trovo il mio lato positivo imbattendomi in Chiara ed Angela.

Le vedo confabulare tra loro e siccome amo gli intrighi oltre che alla loro piacevole compagnia m'avicino per partecipare alla conversazione.

Il discorso verteva sull'intenzione di utilizzare delle percussioni per la messa di mezzanotte a Natale e presto, quasi senza accorgermi mi trovai coinonvolto in quel progetto che abbraccia immediatamente con entusiasmo.

Non che io sapessi o sappia suonare le percussioni in chissà che modo, ma avendo una minima esperienza di batterista, mi offrì di suonare lo jambè di Stefano

Il maggior problema era quello di vincere le resistenze interne alla comunità parrocchiale. Si perchè quella di Longuelo è particolarmente restìa alle innovazioni, ed il progetto andava quindi portato avanti in uno stato di semisegretezza.

La sera seguente le due mie simpatiche ed intraprendenti amiche ed io, proviamo le canzoni che mi vengono ad insegnare. Qualcosa ne tiriamo fuori e decidiamo di procedere.

Stefano, il mio caro amico, vicino di casa oltre che compagno nei Niebla non aveva posto obiezioni sul fatto che smartellassi sul suo jambè ma non era stato in grado di dirmi come suonarlo. Quindi provammo per circa un ora e le mie povere mani prima si arrossarono, poi si gonfiarono ed infine cominciarono a dolermi in maniera sempre più fastidiosa.. Oh come invidio quei fieri percussonisti cubani le cui mani danzano agilmeente sulle pelli emettendo ritmi brillanti e varopinti.

Quelli che risuonavano nel mio jambè erano goffi tonfi europei di goffe mani italiane, ma per la gente d'oratorio e d'operetta il ritmo non è che un accenno lontano e quelli che a me parevano suoni disconnessi alle mie amiche sembravano più che accettabili per l'intento prefisso......

I giorni seguenti sono stati attimi d'attesa, piena di dubbi. Sono momenti che chiamo d'eccitazione, dove l'amimo si smuove e si dibatte, la mente si concentra su un obiettivo che resta il filo conduttore, sottile ed incessante ronzio che tiene all'erta e poi resta indelebile nella memoria.

Dubbi: i soliti che provo, quelli del sentirsi adeguato, pronto ad affrontare una novità. Non importa se già mi avessero detto che andavo bene così. Nemmeno il sapere che il 24 mattina avevo trovato un modo più corretto per suonare quel dannato e benedetto Jambè; neppure che mi fossi allenato per due ore ripassando a memoria le canzoni e seguendo i ritimi di un CD di Bob Marley.

Terrore e voglia di fare spesso si abbracciano in questi momenti. Fortunatamente la vita mi ha insegnato a saltare l'ostacolo anzichè femarmici davanti ad osservarlo.

Quindi alle 10:30 il gruppo del coro si ritrova in chiesa, casa di Dio, luogo di fede e di preghiera; un altra volta mi domando che ci sto a fare li dentro con quella gente. Gente composta da amici ma che in questo momento forse mi è in parte aliena.

Iniziano le prove, ed io prima timido attendo segnali. Insicuro sul da farsi ostento la solita spensieratezza , giocoso ed allegro temo nel prendere in mano lo jambè.

Mi rifugio in una sedia dietro Chiara in modo da non essere troppo riconoscibile; alla mente riemergono vecchie situazioni e mi scappa da ridere.

Al mio fianco si accomoda il mio buon vecchio, simpaticissimo amico Saulo che mi da morale.

Le prove vanno bene, cerco sempre qualche conferma negli occhi di Saulo, Gigi, e Gianni che sono nella mia fila. Bello avere amici così positivi, Gianni con il suo solito atteggiamento sprigiona entusiasmo e allegria, con la sicurezza che ne consegue.

D'improvviso mi accorgo che manca qualcosa "Ma perchè Angela non suona?" Angela certo ... : sempre così gioiosa e sincera ma anche insicura fino al paradosso, si è allontanata da Chiara progressivamente ed ha lasciato lì i suoi strumenti. Maliziosamente penso che l'abbia fatto apposta, ma potrebbe essere anche dovuto alla sua consueta sbadataggine.

Chiara è più coraggiosa e scuote i sonagli con celato entusiasmo. Almeno così non mi sento solo.

Arriva la gente; è il solito pienone natalizio; penso che se una cosa del genere mi fosse capitata tre anni fa mi sarei impietrito, ma l'aver già domato qualche palco ostile mi ha reso meno vulnerabile.

Inizia la funzione; lenti i ritmi della cerimonia si svolgono dinanzi ai miei occhi: io la osservo passo passo, un film già visto infinite volte, mi perdo confrontando i ricordi e le emozioni; gli stati d'animo dell'oggi con quelli di un tempo che a me pare remoto.

Due bambini portano scompiglio nella corsia centrale. mi sento combattuto, i loro versi ed i maglioni colorati rosso si accordano con quel che sento della festa natalizia facendo affiorare il mio spirito ribelle tanto che quasi mi scappa un urletto in risposta ai loro; ma nel contempo mi faccio pervadere dal misticismo religioso nella cui atmosfera anche un passo fuori luogo sembra rompere la magia di un incantesimo ed allora vorrei afferrare quei due furetti per trascinarli fuori.

Tra tali controversie scorrono i primi cori senza strumenti ed ad ognuno mi sento sfasato:

"Devo fingere di saperli e muovermi in playback?; cantarli come posso?; o starmene buono in disparte?."

Le provo tutte ma niente mi soddisfa.

"Cavoli, avrei dovuto impararemi almeno le parole di tutti!"

Ad ogni inizio di canzone mi agito come un bambino scuotendo Saulo e Chiara per sapere se sono i pezzi da suonare.

Poi finalmente l'OK e prima timidamente e in seguito più convinto picchio sulla povera pelle.

Dal pubblico qualche testa s'erge ed emerge per individuare e riconoscere la fonte di quel rumore inaspettato. Stizziti? Incuriositi?.

"Lascia perdere e va avanti" mi dico.

Chiara perde un attimo il tempo. "Che fare? Dirglielo? Modificare il mio ritmo? Madonna che panico, bè tira avanti e fidati poi si vedrà". Chiara riesce a recuperare, ed io esulto di gioia e vorrei dirle grazie per avermi tolto d'impiccio, ma evito.

Al termine della canzone non sento i temuti mormorii di disappunto e quindi mi conforto. Oramai caldo non sorgono più altri problemi fino alla fine della funzione.

Come al solito quando si termina un qualcosa di atteso a lungo mi sembra che sia volata in un istante. quasi spaesato passo in rassegna tutti quanti per gli auguri di rito i baci ed abbracci che chiudono una parentesi che mi spinge a ricordare in queste memorie.

Certo l'esperienza in chiesa è stata particolare, come al solito credo che un fatto fuori dal comune venga vissuto in maniera più profonda di quello abitudinario. Chissà se ciò che io ho provato è stato vissuto in maniera quantomeno simile ada quelli che mi stavano intorno o se per loro era una comune routine?

Ma il momento che più mi ha colpito in tale serata, non ha niente a che vedere con il programma musicale ma bensì un fatto inaspettato, quando ad passo della funzione che non so ne ricordo con precisione Chiara mi è sparita dinanzi per inginocchiarsi per terra, quasi fosse sospinta da uno spirito, con un atto di una tale forza ed un tale trasporto che a stento mi son trattenuto dall'inginocchiarmi anch'io automaticamente.

Stupito, quasi sconvolto anche da tanto quel'attimo sia stato improvviso e spontaneo m'è parso di sfiorare un qualcosa di insondabile riflesso nelle azioni e nel volto di una cara persona.

Credo che se mai ho intravisto un Dio o ne ho avvertito una possibile presenza forse questa è stata una delle volte in cui sono rimasto maggiormente turbato.

 

 

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